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Sabato 24 maggio 2014 Ritrovo alle 15:30 in Birreria Vecchia

NEL BOSCO CON L’AUTORE ANGELO URBANI

Presentazione di Armando Bertollo - Intervento di Sergio Zanone

In collaborazione con GAM e APUNTOZETA




locandina

Il segno-parola

nell' Opera di Angelo Urbani



analisi antropologica di Sergio Zanone

Esaminiamo ora alcune dei segni di Angelo Urbani che avvicinano la sua arte alla verbovisività con un chiaro approccio simbolico ed antropologico. Tra i primi segni compare la lettera V , duplicata ( W ) o moltiplicata (WWWWW...), e le lettere U ed Y che ad essa assomigliano ed appartengono alla stessa famiglia funzionale. Troviamo declinata questa lettera, ad esempio, nelle figurine dei bambini con le mani alzate verso il cielo e nelle file delle bandierine delle fiere, oppure disegnata con l' edera sulla parete, incisa sui sassi, scolpita nel bronzo e nel legno, lavorata nel ferro. La moltiplicazione ritmica ne rafforza il significato. Secondo Alfred Kallir (Segno e Disegno/Psicogenesi dell' alfabeto, Spirali/Vel Edizioni), studioso delle basi archetipiche dei grafemi degli alfabeti del mondo e delle loro correlazioni reciproche, “le lettere sono segni-parola, simboli sonori della psiche”; in quanto proiezioni della psiche, esse “conservano l' impatto sessuale delle parole loro imparentate: anche le lettere hanno un genere ... tuttavia le lettere sono di natura proteiforme. La loro origine è poligenetica, di struttura perciò simballica; e simbolica, per le operazioni teleologiche della psiche.Svariate configurazioni prototipe sono concentrate in ognuna di esse; per contro, un solo e medesimo prototipo invade più di un segno scrittura”. Nel caso del grafema


V


a) “ l' evento simboleggia l' impeto ascendente del nostro anelito spirituale, il dirompere del desiderio metafisico dell' uomo...la lettera v sembra aver fatto la sua prima comparsa come due braccia umane levate al cielo, gesto primordiale della preghiera.” In questo segno è quindi implicito il concetto di sacralità dell' arte in Angelo Urbani : la lettera V rappresenta l' uomo orante. L' immagine dell' orante è un prototipo in molte civiltà antiche. Una linea genetica sembra far derivare l' orante dal geroglifico egiziano dell' uomo che prega attraverso uno sdoppiamento di forme : la prima linea genera la lettera H , di natura prevalentemente maschile ( tipica delle parole adoranti che contengono la H come lettera predominante come ad esempio Halleluja ed Hallo (ing., il saluto augurale che da essa deriva) - la seconda linea genera la lettera Y ( l' uomo adorante con le gambe chiuse, o in equilibrio su una gamba) di fatto ibrida, ma con l' impatto sessuale femminile predominante su quello maschile; per estrapolazione acrocratica (figura retorica della sineddoche: il tutto espresso con una parte, in questo caso la parte superiore V) la lettera V femminile deriva dalla Y per l' eliminazione della I itifallica maschile. Successivamente la V arrotonda il vertice inferiore, di natura maschile, accentuando la natura materna ed assumendo la forma della U, il segno dell' acqua sgorgante simbolo dell Utero femminile. Troviamo negli alfabeti antichi numerose prove della interfunzionalità grafica e fonetica della Y, della V e della U; ad esempio la Y corsiva greca antica si scrive come la lettera v , nelle iscrizioni lapidarie in latino la U è sostituita dalla V, in alcune lingue la Y si pronuncia come la ü francese etc. Orante è l' uomo che accoglie la divinità: paradigmatica a questo riguardo è YHVH, la folla in adorazione, la parola che sostituisce il nome segreto del Dio ebraico. La lettera y (ayn) è la 16a dell' alfabeto ebraico: ע ;1 la lettera u (vau) è la 7a : ז .


b) La lettera V è intimamente legata dal punto di vista morfologico al triangolo , la 4 a lettera degli alfabeti greco delta Δ ed ebraico ד daleth 2, simbolo del principio maschile (vertice rivolto verso l' alto, simbolo di morte, il triangolo igneo, la punta di freccia, la fiamma, il numero 3 : “tutti gli sviluppi sono assimilati ad una salita, a un movimento ascendente, simboli del fuoco, identificato con il principio maschile e con il fallo, immagine di Shiva il procreatore” , Alain Daniélou, Miti e Déi dell' India,BUR ed.) e di quello femminile (vertice rivolto verso il basso, simbolo di vita in quanto pube femminile ed utero, il triangolo d' acqua, l' arco del cerchio, la mezzaluna crescente, l' onda, il numero 2: “la forza d' inerzia che tende verso il basso, si associa con l' elemento liquido. E' l' aspetto passivo della creazione, identificato con l' organo femminile, sinonimo dell' energia (shakti) o della Natura cosmica (Prakriti)” ) - metafore della montagna e dell' antro, del cielo e della terra. Dalla compenetrazione dei due triangoli si ricava il simbolo di Salomone , la stella di David ebraica a sei punte – che incontriamo anche in altre civiltà ad esempio quella indiana - come simbolo di perfezione cosmica : unione del principio maschile con quello femminile (come evidenziò René Guénon) interpolato poeticamente nel Cantico dei Cantici che proprio a Salomone è stato attribuito:






A proposito dell' esagono stellato, dice Alain Daniélou : “ E' formato da un triangolo igneo che penetra in un altro triangolo, acquoso ... quando i due principi sono uniti, equilibrati l' uno con l' altro, formano quella stella a sei punte, simbolo della terza tendenza, quella orbitante (rajas), grazie alla quale si manifesta l' universo. Il cerchio che talvolta circonda la figura stellata è il campo in cui si esercita l' azione del divenire, cioè il tempo. Quando i due triangoli si separano, il mondo scompare e il tempo cessa di esistere. Il punto limite del mondo che sta per sparire è rappresentato dalla forma a clessidra, il tamburo di Shiva”:










Possiamo istituire una correlazione tra i triangoli maschile e femminile con i corrispondenti trigrammi del' I CHING , l' antico Libro dei mutamenti cinese; tre linee continue , il cielo, corrispondono al triangolo con il vertice verso l' alto; tre linee spezzate, la terra, corrispondono al triangolo con il vertice verso il basso; dall ' unione dei trigrammi otteniamo gli esagrammi 11 Pace e 12 Separazione ; il significato dell' oracolo, come possiamo vedere, corrisponde all' esagono stellato e al tamburo di shiva; la struttura stessa addirittura ricalca la forma della Y (11 Pace) e l' opposto λ ( 12 Separazione):



Oracolo: Il cielo discende.

La terra ascende.
Si uniscono.

Cielo e terra si fondono all' uomo.

L' uomo saggio porta questo accordo al popolo.


Propizio.

Successo.



Oracolo: Cielo e terra si separano l' uno dall' altra.

Tra gli uomini c' è mancanza di comprensione.

I grandi se ne sono andati

e sono arrivati i piccoli.
L'uomo superiore nasconde le sue vere qualità

ed evita le calamità.

Sfugge gli impieghi remunerativi.


Difficoltà

nel mantenere la vostra linea


Il triangolo con il vertice verso il basso e la lettera Y sono sessualmente collegati all' apparato riproduttore femminile, in particolare al pube (delta di Venere), come possiamo chiaramente osservare in questi idoli femminili dell' arte Cicladica ( 2000 a.C. c.ca):







La schematizzazione del corpo umano attraverso i processi di astrazione e geometrizzazione è antichissimo ; essa conduce alla produzione di enti ibridi, contemporaneamente maschili e femminili ( donne in schema vagino-fallico di epoca Gravettiana_25.000 a.C. e Maddaleniana_15.000 a.C: la testa è espressamente fallo, e le gambe sono unite a fallo) , concettualmente analoghi al simbolo di Salomone, che Emilio Villa definisce il “fantastico androginico” (L' arte dell' uomo primordiale, Ed. Abscondita) : “La separazione dei due sessi tende ad essere abolita sotto l'impulso dell' unità immaginaria del simbolo uomo ... possedere ed unificare i due sessi in un emblema neutro può ricondurci a una immaginazione che istituiva la divinità genetica originaria come unica e bisessuale”:














La figura , per lo più, appare estratta dalla orma del tronco d' albero, dell' osso fusiforme, o del tronco di pietra; dalla forma cilindrica, che è emblema fallico. Per la scultura “storica”, si possono ricordare i culti del betilo e dell' asherà, divinità da tronchi di pietra o d' albero... noi riteniamo, in via ipotetica, che la figura antropomorfica, ginecomorfica e androginica, veniva sotterrata, secondo un oscuro rito geolatrico, per nutrire la terra, e regolarne i moti e i cicli, se la figura è scolpita; oppure, se è incisa, o rilevata, o dipinta su superfici, per lasciare emanare gli effetti propri del sacrificio. O, infine, la figura è rappresentata come morta accanto ad animali, o sotto gli animali, come pura celebrazione simbolica del sacrificio funerario”. Tutto ciò esprime il carattere magico espresso nei riti di fertilità che incontreremo successivamente ad esempio nei miti e nei riti di Osiride, Demetra, Adone, Attis, Dioniso etc. analizzati da Frazer nel Ramo d' oro . La lettera Y , l' equilibrio , è quindi una lettera magica; a questo proposito allego una curiosa incisione rupestre di epoca paleolitica Armena (V-IV millennio a.C., prov. Di Sissian a 3000 mt. di altitudine) che ho trovato illustrato nel libro di poesie di Daniel Varujan , Mari di Grano,( edito dalle Edizioni Paoline) :











il piede destro della persona raffigurata poggia sul ginocchio della gamba sinistra, la conformazione è chiaramente una transizione verso la Y. Attraverso la ripetizione dei segni triangolari verso l' alto e/o verso il basso lo sguardo stupito di Angelo Urbani evoca questa primordiale tensione sessuale dell' Umanità, incontro fonte di festa e di fertilità, nello scorrere senza ritorno del tempo scandito dalla ripetizione e frammentazione ritmica degli elementi; la stessa idea esprime Eugenio Montale nella poesia Vento e Bandiere (Altri versi, Ossi di seppia, pag. 25):




Ahimè, non mai due volte configura

il tempo in egual modo i grani! E scampo

n' è: ché, se accade, insieme alla natura

la nostra fiaba brucerà in un lampo.


Sgorgo che non s' addoppia, - ed or fa vivo

un gruppo di abitati che distesi

allo sguardo sul fianco d' un declivio

si parano di gale e di palvesi.


Il mondo esiste... Uno stupore arresta

il cuore che ai vaganti incubi cede,

messaggeri del vespero: e non crede

che gli uomini affamati hanno una festa.












La presenza dell' ombra si avanza nella sera, ombra dionisiaca emergente nelle poesie di Montale e nelle opere di Angelo Urbani: se la compenetrazione dei triangoli maschile e femminile non avviene, veramente la nostra fiaba brucerà in un lampo.





c) Segni similari in alfabeti differenti mantengono in genere lo stesso significato simbolico anche se ruotati sul piano ; la rotazione può essere causata dalla direzione della scrittura ( da destra verso sinistra, da sinistra verso destra, dall' alto verso il basso etc.) o da altri fattori contingenti ( per esempio la modalità di scrittura: incisione con bulini, utilizzo di pennelli, penne etc.). All' interno del medesimo codice però il capovolgimento del simbolo ne sovverte il significato parzialmente o totalmente: ne abbiamo un esempio in questa splendida scena di prothesis (commemorazione funebre) dell' anfora attribuita al Pittore di Hirschfeld, 750 a.C. c.ca (N.Y., Metropolitan Museum), del periodo geometrico attico medio:





Si tratta della commemorazione di un guerriero cioè di un evento di morte: nella parte superiore dell' anfora è raffigurato il funerale; la parte inferiore ricorda invece le imprese belliche in vitam del defunto con il carro a due cavalli, la presenza dei guerrieri muniti del tipico scudo bilobato miceneo. Possiamo chiaramente osservare la presenza delle doppie W capovolte a fianco delle persone piangenti mentre si strappano i capelli durante lamento funebre. Le braccia delle persone in questo caso non sono rivolte verso l' alto, ma sono piegate a formare delle V ruotate di 90° : esse esprimono graficamente il momento di transizione post-mortem , in un rito di passaggio, in cui l' anima del defunto pur avendo abbandonato il cadavere non è ancora entrata definitivamente nel regno degli inferi. (cfr. I Riti di Passaggio, A.Van Gennep). Momento assai pericoloso per i viventi, quindi, i quali sono raffigurati con un naso sovradimensionato: ma è veramente un naso questo, o piuttosto una maschera esorcistica di Anubi di derivazione egiziana? ( Anubi, il dio egiziano con la testa di sciacallo : guardiano degli inferi, psicopompo delle anime). Emilio Villa instaura un parallelismo tra l' antichissimo culto funerario egiziano dell' Occhio sacrificio di Horus e i bastoni forati paleolitici, denominati anche bastoni del comando:





Secondo noi si tratta della raffigurazione della cavità oculare ... nella maggiorparte dei casi il foro è praticato dentro una figura di testa animale: in testa di cavallo, di volpe, di delfino, o di pesce, in testa di renna, in testa di foca o di serpente, e forse di uomo ... l' interpretazione che si può, sia pure con cautela, proporre, è che si tratti di un simbolo di sacrificio funerario dell' occhio di un animale-divinità”. L' idea totemica degli antenati ancestrali non scompare ma si propaga nel corso della storia permeando l' immaginario del mito e del rito, e della fiaba. Frazer (Il Ramo d' Oro) e Lucien Lévy-Bruhl (L' anima primitiva) affermano che la sorgente del potere in origine è vitalità, è energia mistica indeterminata nelle sue varie denominazioni in grado di trasformarsi e moltiplicarsi all' infinito; solo successivamente essa acquisirà quel carattere personale proprio dell' anima o dell' idolo delle religioni più evolute; in origine lo spirito dell' albero è contemporaneamente spirito e alberi ; allo stesso modo tutti i discendenti di un medesimo clan totemico posseggono lo “spirito” dell' antenato, animale o vegetale, del clan. Il potere del re e dello sciamano corrisponde alla capacità magica di concentrare in sé, e di preservare nel tempo, l' energia mistica originaria indeterminata, sorgente di rigenerazione. Dice Lévy-Bruhl sul potere dei crani: “Il possedere delle ossa, e particolarmente di crani, può essere assai vantaggioso, poiché mette in condizione di disporre della forza mistica del morto ... poiché i primitivi non fanno alcuna differenza fra l' uomo e l' animale, c' è da supporre che le ossa e soprattutto i crani degli animali – particolarmente di quegli animali che hanno un alto valore mistico – saranno anch' essi onorati, consultati, pregati, come le ossa e i crani umani”. La stessa cosa facciamo oggi con le reliquie dei Santi. Emilo Villa dice : “Horus, figlio di Osiride, col suo occhio rigenera e vivifica il morto. E' in tutta la liturgia funeraria egiziana, e alcuni testi risalgono all' arcaica letteratura liturgica delle piramidi:


Questo è l' Occhio di Horus,

afferralo perchè sia vittorioso,

e Seth abbia terrore di te.


L' Occhio di Horus è la sua forza.


Horus è il figlio del Dio Osiride; nella religione dell' Antico Egitto Osiride fu ucciso , smembrato e poi i suoi pezzi furono distribuiti e sotterrati in tutto il territorio, prima di essere ritrovati e ricomposti (la resurrezione di Osiride) dalla moglie Iside. Metafora della morte e resurrezione della Natura nel ciclo delle stagioni, nel ciclo della semina e del raccolto, nel ciclo del movimento delle acque ( la stagione delle piogge nell' Alto Egitto , lo straripamento fecondante del Nilo). La forza fecondante non scompare con la morte del Dio: al contrario, essa viene trasmessa alla terra ed è indispensabile per la fertilità del suolo. Così io voglio immaginare Angelo Urbani : come Iside, come i sacerdoti dell' Antico Egitto, per i sentieri dei boschi alla ricerca delle parti del Dio , alla ricerca della forza vitale.

La rottura della linearità segnala un impedimento della forza energetica o spirituale della vita ( il gomito) : così la swastica ha le quattro braccia piegate e sostituisce la croce quando la comunicazione tra il centro e la circonferenza , tra il Sé (atman) e il Mondo, è parzialmente interrotta: la ruota è quindi costretta a girare continuamente su se stessa senza trovare riposo. Lo stesso significato antagonista possiamo ricavare dalla runa algiz dell' alfabeto runico antico (150 – 800 d.C; algiz protogermanico; eohl : antico inglese) , simbolo benaugurante che predice fortuna fisica e spirituale nella posizione ortodossa e quindi fertilità e vitalità , viceversa se capovolto:




il valore fonetico della runa algiz è Z, il valore fonetico corrispondente è R; questa runa significa originariamente alce tuttavia cambierà successivamente nome e significato : nell' alfabeto runico danese e in quello mediovale recente diventa la runa madhr che significa uomo, con valore fonetico M. La forma di questa runa è affine alla runa tyr (suono t,d)




e ricorda quindi quella di un albero; essa è simile al corrispondente simbolo dell' albero negli alfabeti semitici , rappresentato dal carattere cruciforme simmetrico T e alle forme intermedie ( es. alfabeti minoici, es. la Theta e il Tau greci: Θ e T ). L' albero-uomo, quindi: non è un caso che la Beata Anna Khatharina Emmerich nelle sue visioni della passione di Cristo avesse descritto la croce con la forma della runa madhr. Possiamo ora comprendere il significato delle figure contrapposte presentate da Angelo Urbani nella mostra Open House di Bassano del Grappa ( Gennaio 2014) :




si tratta della coesistenza , nel mondo, dei due atteggiamenti costitutivi contrapposti della psiche umana , i tipi psicologici Junghiani dell' Estroverso e dell' Introverso : Epimeteo e Prometeo. Epimeteo, ancorato alla terra, l' uomo ad una dimensione assolutamente pragmatico e privo della dimensione spirituale : la lettera A - prima lettera degli alfabeti (alpha α) greco e (aleph א) ebraico si ottiene capovolgendo la Y; essa equivale anche all' ideogramma uomo nell' alfabeto Cinese; Prometeo, l' idealista con la testa tra le nuvole: entrambi sempre in procinto di cadere dal baratro, sul ciglio dell' orgoglio (hybris). La terra è quadrata, nell' interpretazione Cinese; ma in questo caso il quadrato cela un ulteriore significato. Questa casa rappresenta l' utero terrestre, la tomba: il monito, il memento.


d) La lettera V è una lettera simmetrica; per il principio della sineddoche ( la parte per il tutto ) è anche la mano aperta: l' uomo che saluta. Pensiamo ad esempio al numerale cinque in latino: si scrive V in riferimento alle cinque dita della mano. E i giovani americani, quando si incontrano, si battono il cinque: “Give me five!”.





E' generalmente difficile dare un significato a molti segni paleolitici, ma questo dipinto appare come la sagra della lettera V. I legni antropomorfici di Angelo Urbani sono privi di mani, di volto, a volte di arti - cioè sono privi delle proprie radici. Forse vagare tra i boschi è per lui un modo per cercare, e ritrovare (?) le radici – esse sono il senso profondo che lega Natura ed Umanità. Eugenio Montale scopre le sue radici in una poesia di Ossi di seppia, Angelo le incontra nei girotondi dei bambini esultanti: (pag.45)




la farandola dei fanciulli sul greto

era la vita che scoppia nell' arsura.

Cresceva tra rare canne e uno sterpeto

il cespo umano nell' aria pura.


Il passante sentiva come un supplizio

il suo distacco dalle antiche radici.

Nell' età d' oro florida sulle sponde felici

anche un nome, una veste, erano un vizio.





Nella fanciullezza nomi e vesti sono sovrastrutture inutili : tutto appare semplice ed evidente, non c' è nulla da celare, nulla di simmetrico nè di asimmetrico. Il Vizio è invece un habitus e il nome una maschera della mente. In Montale compare alla fine di questa poesia, proprio nella frase che prelude all' oscurità ed evoca la frattura tra il passato e il presente, la lettera V simmetrica e daimonica ( Vel) , divisoria, che nella poesia successiva di pag 46 diventa ridondante, proliferativa in quei sostantivi che con essa iniziano e che creano la struttura tematica della lirica:




Debole sistro al vento


...


Dirama dal profondo

in noi la vena

segreta: il nostro mondo

si regge appena


...


treman corrotte

le vestigia

che il vuoto non ringhiotte.


Il gesto indi s' annulla

tace ogni voce

discende alla sua foce

la vita brulla.



Vizio → vento → vena → vestigia → vuoto → voce → vita



Il moltiplicarsi della lettera V unisce i termini , tramite la figura retorica dell' allitterazione, in una successione progressiva, una sequenza che testimonia l' ambiguità del simbolo V. Infatti se il Vizio è un abito della mente ( veste – vizio) secondo la filosofia tomistica, in quanto abito riveste: allora possiamo concepire la veste come il “contenente”, ovverosia il segno inciso, la persona, la pelle, ciò che appare pieno , la pura apparenza che è distinta ma non esiste separatamente al contenuto ovverosia il vuoto, il concavo : la cassa di risonanza (cassa armonica) della voce che si rivela , nell' armonia (Eraclito), come vita.







esterno

interno

vento

vuoto

vena

vestigia

vizio

voce

convesso

concavo

armonia

Vita



La dinamica del vuoto e del pieno, la dialettica del concavo e del convesso in Angelo Urbani acquisisce una delicatezza stilnovistica; la lettera V estrinseca la sua potenza come Vaso, o come Vasel (vascello):


Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per
incantamento,
e messi in un
vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al
voler vostro e mio,

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi,
vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.


(incipit del Sonetto di Dante Alighieri; notare anche in questo caso l' allitterazione della lettera v e la presenza dell' incantamento; il colore Viola è psicologicamente il colore del “magico” , cfr. il Test dei colori di Max Luscher)


e diviene, dal suo interno, sorgente d' acqua viva di evangelica portata, inesauribile vitalità ; ecco ad esempio un vaso greco del 750 a.C che è allo stesso tempo vaso e vascello, come testimonia la presenza delle acque a forma di W moltiplicata ( o di M , lettera acquatica affine alla W) e degli uccelli acquatici stilizzati :





Nella mostra Linguaggi d' Italia (Padova, 2012) Angelo presentò tre opere: una grande W di Edera fissata alla parete con chiodi, una Costituzione Italiana scomposta nelle singole pagine allineate e fissate con chiodini in un' altra parete e un Vaso di gerani fiorito e cinto di una fascia bianca. La disposizione delle opere ricorda in un certo senso il trittico della crocifissione. Il sacrificio della Parola , in questo caso la Costituzione Italiana - fondamento della Democrazia – è distribuita ai presenti come memoriale del corpo mistico. Ad essa corrisponde la via della dissoluzione ( l' edera dionisiaca che si abbarbica e cresce sulla parete, una volontà di esistenza destinata ad appassire - discende alla sua foce la vita brulla - poiché priva di radici. Angelo disse: mi raccomando, non raccogliete le foglie secche che cadono per terra, fanno parte dell' opera) e la via della rinascita ( la vita biologica che rifiorisce nel verde geranio come una sposa alla finestra con il bianco velo nuziale):











La simmetria è presente nei due bracci della lettera V, il braccio della dissoluzione e quello speculare della rigenerazione dell' uomo:






Nuovamente la forma arcaica della lettera Y, da cui la V deriva come abbiamo già detto per estrapolazione della pars-pro-toto, riunisce nell' asse del corpo (asse di simmetria) gli opposti. Se questa simmetria è originariamente una simmetria di natura sessuale , proiezione archetipica della psiche umana su tutti i fenomeni della natura, la differenziazione dei sessi avviene a partire da un ceppo originariamente neutro che nel nostro caso corrisponde al gambo della lettera Y. Poichè il movimento della Y è ascendente, il corpo neutro rappresenta l' esistenza reale dell' uomo in questo mondo, cioè nel presente, mentre la V rappresenta l' esistenza futura dell' uomo, il corpo nuovo di cui non possiamo conoscere le caratteristiche. L' uomo istituisce così un parallelismo tra la nascita e la morte: secondo la prospettiva futura l' esistenza presente si configura come uterina; noi esistiamo in questo mondo come embrioni in gestazione cui compete il pre-genere che nella lingua latina si definisce neutro: ne-uter3. Come abbiamo già affermato, il presente appare come il regno della negatività in Montale:



codesto solo oggi possiamo dirti

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo















La linea che divide il presente dal futuro è il livello zero, la linea di terra; la lettera Y è parzialmente sprofondata nel terreno, simile alla Grande Madre ( e alle femminili divinità della rinascita, le ipostasi che da essa derivano) signora degli inferi e dei cieli. Osservate questa Dea dei serpenti dell' arte Minoica – 1500 a.C: essa, come la Y sotterranea, sostiene nelle mani i 2 serpenti della dissoluzione e della rigenerazione, del futuro corpo maschile e femminile. Il serpente assume sovente, nella scrittura , il segno del punto di domanda.






Particolare ed molto indicativa anche questa incisione rupestre di epoca paleolitica Armena (V-IV millennio a.C., prov. Di Sissian a 3000) , in cui la proliferazione delle lettere Y e V diventa esplicita in molteplici livelli della figura umana; è notevole la condensazione dei significati del costato, che assume le caratteristiche del mare (l' uomo sommerso) o della terra ( l' uomo interrato):





Eugenio Montale esprime ciò nella poesia dal titolo significativo Portovenere (pag. 37, Ossi di seppia) :




Là fuoriesce il Tritone

dai flutti che lambiscono

le soglie d' un cristiano

tempio, ed ogni ora prossima

è antica. Ogni dubbiezza

si conduce per mano

come una fanciullezza amica.


Là non è chi si guardi

o stia di sé in ascolto.

Quivi sei alle origini

e decidere è stolto:

ripartirai più tardi

per assumere un volto.



Portovenere: il porto della Mater Venus

Tritone: essere mitologico a coda biforcuta ( a V) , semisommerso

cristiano tempio: parallelismo speculare inverso evocato tra il Tritone (λ )e la figura del Cristo (Y) (mondo pagano e mondo cristiano)

ogni ora prossima è antica : il vertice della V , dove il futuro incontra il presente

ogni dubbiezza si conduce per mano: la mano aperta sul punto di domanda, l' interrogativo futuro

Là non è chi si guardi o stia di sé in ascolto: il mondo-utero
















e) Il Volto-Cuore:

il recupero dell' emozione



V come il nuovo volto: il sorgere della bellezza come sintesi della totalità , cerchio del Sé che unisce la mente ed il cuore e si effonde nell' impronta del Volto. Le figure di Angelo Urbani mancano della Parola - Mani, mancano della Parola - Volto: esse cercano il proprio volto e le proprie mani - cercano i Manes (antenati) nell' urna. Per trovare queste parole è necessario sprofondare nell' Ombra: l' ombra è il paese del cuore. Trovare le Parole è sprofondare nel Cuore, penetrare nel vuoto oscuro del vaso. Oscuro paese dell' emozione. Oscuro Eraclito.


Corno Inglese (E. Montale, Movimenti, Ossi di seppia, pag 13)



...



Scordato? Il suono dimenticato.. I vasi, le coppe della sorgenti, i fiori acquatici, i volti-cuore dell' arte Minoico Micenea.






Ciò che la Natura ama rivelare: la staticità della forma. Ciò che la Natura ama nascondere: i nessi tra i particolari e l' Universale e la qualità conflittuale di queste connessioni, cioè la sintesi della totalità, il fondamento della bellezza. Da questa sintesi sorge l' emozione del Volto-Cuore , come un' onda sonora che si propaga tra gli opposti del volto (armonia manifesta) e del cuore (armonia nascosta).



Ciò disse Catullo nel Canto 86:


Per molti, Quinzia è bella.

Per me è splendida, alta, diritta.

Accordo sui particolari.

Sulla sintesi bella, no. Il fascino manca.

E' un corpo totalmente insipido.

Bella è Lesbia.Perchè è bellissima tutta,

ogni grazia ha rubato a tutte quante.




Dal volto al cerchio attraverso il cuore, un viaggio verso la totalità:




V ♥




Ecco il piatto di Angelo Urbani appeso alla parete della Biblioteca Civica di Piovene:






Il cerchio-cuore ingloba la croce e la proietta nel centro della totalità: il movimento è centripeto; dalla congiunzione dei due segni, il segno dell' uomo Y e il segno dell' albero T , nasce il piatto-croce. L' esperienza è metafisica, proiettata nel bianco. Come una danza , il cerchio interno con i grani del rosario: i volti dell' Empireo. Un filo collega la sfera dell' umanità alla divinità e attraversa la trinità : ma al centro, in quello spazio dell' anima che nemmeno Dio conosce e dove dimora la libertà (cfr. Meister Echkart), c' è l' Uomo trasfigurato. Qui i volti ritornano uomini.






Il cerchio sta anche alla base del gruppo di persone presente sempre alla Biblioteca : una danza circolare dentro il cerchio magico della tragedia dell' esistere quotidiano. Presenza del capro espiatorio ( cfr. l' etimologia della tragedia da tragus, capro) che dal coro danzante si allontana verso il limite del cerchio: il movimento del capro espiatorio, che sembra piegato da un peso, è centrifugo e prelude al rito di passaggio dalla dimensione profana alla dimensione tabù del sacro. Le persone del coro sono saldamente ancorate al suolo : il capovolgimento della lettera Y ha trasformato l' uomo orante Y nell' anonimo monodimensionale λ. Tragica appare quindi la disperazione fisica dell' uomo contemporaneo senza gli organi della parola e dell' emozione : le braccia innalzate verso il cielo, le mani, il volto, la bocca ( da vāc= parola, sanscr.).

Note

1 Gabriel Mandel, L' alfabeto ebraico, Mondadori: Ayn (pr. Aspirazione aspra) significa occhio, colore, sorgente: rappresenta un vaso, l' anima umana, che riceve la benedizione di Dio; poiché questa lettera significa occhio, l' occhio destro guarda al cielo, alla trascendenza , e che danza – l' occhio sinistro che guarda alla terra, alla parola di Dio, e che parla. Una reciprocità tra Dio e la sua creatura; Waw (pr. u) significa uncino, gancio , chiodo: rappresenta la gioia, allude al collegamento fra la terra e il cielo; in pari tempo è simbolo dell' uomo , che ha i piedi appoggiati sulla terra e la testa nel cielo; raffigura l' asse di simmetria, che divide il mondo di destra e il mondo di sinistra, speculari e del tutto simili, pur se il mondo di destra è quello del bene e quello di sinistra è quello del male (cfr. vedi la correlazione del Cristo crocifisso tra i due ladroni); nel mondo dell' anima umana rappresenta le sei ali del Magen David (la Stella di David). Secondo Fabre D' Olivet:... un segno con il quale nessuna parola della lingua ebraica inizia, per cui non dà luogo a radicale alcuno. Indica così l' unicità dell' Uomo?

2 Gabriel Mandel, L' alfabeto ebraico, Mondadori: Dalet, quarta lettera dell' alfabeto ebraico (pr. d) significa porta . Simbolizza il sole, la dualità fertilità/sterilità, l' uomo povero, il penitente. Indicando il numero quattro, raffigura tutto ciò che si riferisce alla tetrade, il Tetragramma JHWH. Essa costituisce l' inizio delle essenze, e allude al mondo dell' acqua e alle sue creature.

3A.Kallir: “Neutro non significa né maschile né femminile (= asessuato), ma Ne-Uter (Not o Ut = non fuori) ... a una più approfondita indagine si rivela un riferimento all' infante nello stadio pre-natale: il sesso del nascituro è incerto perchè è ne-uter, non ancora fuori dell' utero.”

JAlbum 7.3